Quali sono le differenze principali tra tasso fisso e variabile?
Nel momento in cui si decide di sottoscrivere un contratto di mutuo, sia esso per l'acquisto di una casa o per finanziare un'azienda (ma anche per ogni altra ragione ove si necessiti di una somma di danaro), una delle prime e fondamentali decisioni da prendere è la scelta tra tasso di interesse, che si suddivide in:
La principale differenza consiste nel fatto che un mutuo a tasso di interesse fisso garantisce rate invariate per l'intera durata del finanziamento, proteggendo il mutuatario (colui che riceve la somma a mutuo) da eventuali rialzi dei tassi di interesse. La stabilità dell'indice lo rende quindi particolarmente adatto a chi preferisce una pianificazione finanziaria prevedibile e vuole evitare incertezze. La contropartita è in genere (perché ci sono momenti o particolari momenti storici in cui in realtà si invertono) data dalla circostanza per cui il tasso fisso è generalmente più elevato rispetto al variabile, soprattutto in periodi di tassi di mercato alti.
Il tasso variabile è invece in genere legato all’andamento di un tasso di riferimento (come l’Euribor o il tasso BCE). In questo caso, le rate possono scendere se i tassi diminuiscono, ma aumentare qualora i tassi crescano, comportando di base un maggiore rischio finanziario.
Quando conviene scegliere il tasso fisso?
Per rispondere alla domanda se conviene di più il tasso fisso o il tasso variabile, possiamo sostenere che il tasso fisso è consigliabile in situazioni in cui i tassi di mercato sono bassi o per mutui a lunga durata. La sicurezza di rate costanti consente di pianificare il bilancio familiare senza timore di rincari imprevisti o inaspettati.
Per questo motivo, anche se il costo iniziale è spesso più alto rispetto al variabile, a lungo termine può rivelarsi la miglior scelta per una famiglia.
Quali vantaggi e rischi comporta il tasso variabile?
Il tasso variabile offre un vantaggio iniziale significativo, in quanto le rate sono generalmente più basse rispetto al fisso, consentendo di accedere a mutui con minori esborsi mensili. Tuttavia, questa convenienza comporta, come ogni indice variabile di mercato, il rischio di un aumento futuro delle rate, soprattutto in contesti economici con tassi di riferimento in crescita, come quello che è successo dopo la pandemia covid19.
Questo tipo di mutuo è più adatto a chi ha una maggiore capacità di spesa o prevede di estinguere il mutuo prima della sua scadenza naturale, ad esempio tramite un’eredità da utilizzare o la vendita di un altro immobile oppure per importi non particolarmente alti.
Quali documenti sono necessari per richiedere un mutuo?
Per richiedere un mutuo presso qualsiasi istituto bancario occorrono tutta una serie di documenti, alcuni riguardanti il reddito, altri certificanti determinati status. Tra i più comuni e domandati dalle banche ci sono:
- documento di identità, codice fiscale;
- dichiarazioni dei redditi, buste paga, CU per verificare il merito creditizio (la ragionevole capacità di rimborsare il mutuo);
- atto di provenienza dell'immobile se si tratta di mutuo ipotecario, che certifica la proprietà del bene oggetto di garanzia ipotecaria;
- documentazione tecnica dell’immobile, come planimetrie, visure e certificazioni catastali, per accertarne il valore e la conformità;
- dichiarazione ISEE, necessaria per accedere a eventuali agevolazioni fiscali o bancarie, come quelle previste per la prima casa.
Quali costi aggiuntivi occorre considerare oltre agli interessi?
Un mutuo, oltre agli interessi, comprende tutta una serie di costi ulteriori indicati nel calcolo del TAEG. Tra gli oneri principali i più importanti vi sono:
- spese di istruttoria, applicate dalla banca per analizzare e approvare la richiesta di mutuo;
- spese per il notaio, per la stipula del contratto, l’iscrizione dell’ipoteca e il pagamento delle imposte;
- polizza vita obbligatoria che copra il caso morte del mutuante;
- spese di perizia richieste per valutare se il valore dell'immobile e dell'ipoteca più o meno coincide con la somma mutuata.