Le intimazioni di pagamento dall'Agenzia delle Entrate

lettera gialla e penna stilografica su tavolo

Al fine di ridurre l’elevato volume di crediti non riscossi e/o accumulati in bilancio (secondo le ultime stime, miliardi di euro), l’Agenzia delle Entrate sta procedendo in questo periodo ad inviare numerose comunicazioni ai contribuenti. Tali missive mirano principalmente a segnalare incongruenze o anomalie rilevate durante i controlli automatizzati, incrociati sui dati a disposizione dell'Agenzia.

A tal proposito, si segnala che risulta fondamentale intervenire tempestivamente per chiarire eventuali dubbi o regolarizzare la propria posizione, proprio al fine di evitare l’applicazione di sanzioni più gravose. Del resto, una risposta rapida - ma soprattutto corretta - di persona o tramite l'ausilio di commercialisti o avvocati, può essere determinante per scongiurare il rischio di attivazione di procedure di riscossione forzata.

Che tipo di comunicazioni invia l’Agenzia delle Entrate?

Queste comunicazioni possono assumere diverse forme a seconda del grado di difformità riscontrata dal sistema e possono genericamente essere cosi riassunte:

  • lettere di compliance: invitano semplicemente il contribuente a regolarizzare spontaneamente la propria posizione;
  • avvisi bonari: offrono la possibilità di correggere gli errori versando però tempestivamente l’importo richiesto con una riduzione delle sanzioni;
  • cartelle di pagamento: atto prodromico all'avvio della fase esecutiva, ove si notifica l’importo definitivo da saldare in caso di mancata “sanatoria”.

Quali strumenti di difesa ha il contribuente?

È fondamentale esaminare con cautela il contenuto della lettera ricevuta (che sia a mezzo del servizio postale o tramite PEC). In caso di dubbi, il contribuente può sempre accedere al proprio cassetto fiscale per confrontare i dati presenti nella dichiarazione dei redditi con quelli segnalati.

Ove si dovesse ritenere che l’avviso sia del tutto o parzialmente errato è possibile:

  • presentare una richiesta di autotutela direttamente all'Agenzia delle Entrate, esponendo le proprie ragioni e producendo più documentazione possibile a sostegno della domanda di “riesame”;
  • verificare la possibilità di un piano di rateizzazione chiedendo, se ammissibile ed economicamente sostenibile nel singolo caso, una dilazione di pagamento;
  • proporre ricorso giurisdizionale da presentare entro 60 giorni dalla notifica dell’atto contestato avanti alla Commissione Tributaria Provinciale.

Come si possono evitare future comunicazioni da parte dell'Agenzia delle Entrate?

Per evitare di ricevere ulteriori comunicazioni di questo genere, è sempre consigliabile verificare con attenzione il contenuto delle dichiarazioni, soprattutto nei quadri relativi a redditi e detrazioni. Occorre poi cercare di monitorare con una certa frequenza i dati presenti nel cassetto fiscale per rilevare tempestivamente (e con largo anticipo) eventuali segnalazioni.

Da ultimo, ma non perché meno importante, è sempre preferibile farsi assistere da un operatore del settore qualificato, come ad esempio un commercialista, soprattutto nel caso in cui vi siano redditi provenienti da diverse fonti (da lavoro dipendente, fondiario, azioni).

pubblicato il 28/11/2024

A cura di: Luca Giovacchini

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