In cosa consiste il contratto di conto corrente?
Il conto corrente bancario, spesso confuso con quello 'ordinario' disciplinato dall'art. 1823 c.c., è uno strumento utilizzato quotidianamente per compiere ogni tipologia di transazione dalla più semplice, come il pagamento con carta di debito della spesa al supermercato all'acquisto di azioni in borsa.
Viene definito come quel contratto mediante il quale la banca si impegna dietro corrispettivo ad eseguire, per conto del cliente, una serie di incarichi a fronte dell'esistenza presso di essa di una somma di danaro.
Il contratto sancisce nello specifico, a seconda dell'uso e delle necessità del cliente, quali siano le condizioni sia per l'apertura che per la gestione di un conto ma anche i limiti di prelievo e di deposito, le modalità di pagamento, le spese bancarie, gli interessi maturati attivi e passivi e via di seguito.
Perché il conto corrente è uno strumento importante per l'Agenzia delle Entrate?
Come anticipato sul conto corrente dovrebbero transitare e comparire sia le operazioni quotidiane che le entrate derivanti da reddito di lavoro dipendente, autonomo ma anche il frutto di investimenti mobiliari, immobiliari o societari.
Partendo da questo semplice dato, semplificando ai minimi termini, comparandolo con quanto dichiarato all'Agenzia delle Entrate nelle varie annualità appare logico che, ove dovessero emergere delle incongruenze, potrebbero ragionevolmente sussistere delle evasioni fiscali più o meno evidenti.
Verso quali soggetti e come verranno effettuati i controlli?
Quest'anno sarà oggetto di analisi l'annualità 2017. In particolare saranno oggetto di controllo tutte quelle persone che sul proprio conto corrente hanno dei movimenti finanziari rilevanti pur avendo presentato dichiarazioni molto basse ovvero nessuna dichiarazione dei redditi.
I controlli, al fine di rispettare il diritto alla riservatezza dei contribuenti sancito dalle ultime linee guida emesse dal Garante per la privacy, verranno eseguiti con un particolare dispositivo denominato anonimometro. Questo strumento fornisce ad ogni contribuente un determinato codice alfanumerico che gli viene associato automaticamente.
Gli algoritmi analizzano come anticipato le incongruenze tra quanto il contribuente ha guadagnato effettivamente e quanto ha dichiarato al fisco consentendo una prima selezione di contribuenti denominati 'a rischio'.
Solo ed esclusivamente nel caso in cui dovessero emergere anomalie rilevanti allora l'Agenzia potrà associare il codice alfanumerico alla persona approfondendo il singolo caso.
I controlli verranno eseguiti anche per i residenti all'estero che hanno conti correnti in Italia.
Quali sono le possibili sanzioni?
Gli evasori fiscali rischiano pesanti sanzioni pecuniarie ma anche penali a seconda della specifica condotta tenuta per eludere il pagamento delle tasse.
Per l'omessa dichiarazione di imposta diretta la sanzione parte da un minimo di 258 euro ed è calcolata dal 120 al 240% delle imposte non dichiarate. La dichiarazione infedele è invece sanzionata col versamento dal 100 al 200% della massima imposta non pagata. Riguardo la compensazione non dovuta la sanzione è sempre dal 100 al 200% di quanto non effettivamente compensabile.
In caso di dichiarazione fraudolenta o di falsificazione delle dichiarazioni dei redditi o dell'Iva la situazione cambia radicalmente in quanto concretizza il reato di evasione fiscale ove:
- l'imposta sia superiore ai 30mila euro;
- l'evasione sia superiore al 5% dell'attivo dichiarato;
- la somma evasa sia superiore a 1,5 milioni.
È prevista la pena della reclusione da uno a sei anni per la fattispecie più semplice, mentre nel caso in cui sussista anche emissione di fatture false la pena è aumentata da sei mesi a otto anni. Per dichiarazione infedele con evasione superiore ai 100 mila euro, redditi non dichiarati superiori al 10% del totale o superiori ai due milioni di euro, la pena oscilla da uno a tre anni. Per occultamento o distruzione di documenti contabili la pena è sempre quella della reclusione, da sei mesi a cinque anni.