Cos'è il reato di riciclaggio?
La definizione può essere ricavata dall'art. 648 bis c.p.p. il quale sancisce che chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni in modo da ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa è punito per aver compiuto il suddetto reato.
Riciclare danaro, in sostanza, consiste in tutte quelle operazioni poste in essere per 'pulire' il denaro frutto di operazioni di origine illecita, allo scopo di far perdere le tracce della loro provenienza delittuosa.
Come viene punito il reato?
Le condotte di riciclaggio oltre ad offendere di per sé il patrimonio incidono sull'economia locale e nazionale, ledono il mercato falsando il regime della libera concorrenza recando enormi danni alle realtà sociali ove queste vengono perpetrate.
Essendo un reato grave e di particolare allarme sociale è punito con sanzioni pesanti come la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da euro 5.000 a euro 25.000. La pena è sempre della reclusione da due a sei anni ma con multa da euro 2.500 a euro 12.500 quando il fatto riguarda denaro o cose provenienti da contravvenzione punita con l'arresto superiore nel massimo a un anno o nel minimo a sei mesi. In ogni caso la pena è aumentata quando il fatto è commesso nell'esercizio di un'attività professionale.
Come si concretizza il riciclaggio e che differenza c'è con la ricettazione?
La condotta incriminata dal riciclaggio, oltre ad avere un reato presupposto commesso anteriormente da altro soggetto, si concretizza nel:
- sostituire o trasferire denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo;
- compiere altre operazioni in modo da ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa.
Il delitto di ricettazione è invece un reato comune, che punisce chiunque si renda responsabile di acquistare, ricevere od occultare denaro o cose provenienti da qualunque delitto anche attraverso una condotta di solo aiuto.
L’elemento materiale dei reati, rappresentato dalla disponibilità e utilizzo di beni o di denaro di provenienza illecita è identico in entrambe le fattispecie. Quello che li distingue è l’elemento soggettivo alla base delle diverse condotte laddove nella ricettazione la volontà è limitata a trarre un generico profitto per sé o per terzi nel riciclaggio è estesa ad ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa.
Perché è rischioso depositare denaro altrui sul proprio conto corrente?
Alla luce delle definizioni del reato di riciclaggio appare logico di come questo possa concretizzarsi nella semplice condotta di chi, in spregio alle regole che disciplinano la trasparenza nelle transazioni finanziarie depositi danaro di dubbia provenienza sul proprio conto corrente.
La Corte di Cassazione, il 6/7/2023 con la sentenza n. 29346/2023, ha infatti chiarito che chiunque usi il proprio conto corrente per mascherare la provenienza illecita di fondi derivanti da atti fraudolenti si rende colpevole di tale reato anche ove il soggetto non sia direttamente coinvolto nel delitto originale.
Come mai depositare denaro altrui può concretizzare in alcuni casi riciclaggio?
Come anticipato l'azione di deposito sul proprio conto corrente di fondi altrui appare alla giurisprudenza e alla legge stessa un tentativo di 'pulire' quei fondi. La condotta si colloca dunque dopo l’atto fraudolento iniziale.
Deve comunque essere precisato che non tutti i depositi integrano la fattispecie di reato ma solo quelli di danaro sporco di provenienza - con ragionevole probabilità - illecita.