La prelazione consiste nel diritto di essere preferiti rispetto ad altri, a parità di condizioni, nella stipulazione di un determinato contratto. Le parti coinvolte in questo istituto sono due: il “concedente” chiamato anche prelazionante e il beneficiario denominato anche “prelazionario”, ossia il soggetto titolare.
Ad esempio, una persona decide di vendere la propria automobile avendo previamente concesso ad altra persona (magari un parente) la prelazione sulla compravendita, la quale, come detto, dovrà essere privilegiata a parità di condizioni e sempre che quest'ultimo naturalmente sia interessato ad esercitarla.
La dichiarazione, o meglio, la proposta contrattuale con cui il prelazionante comunica al beneficiario la facoltà di poter esercitare il diritto si chiama “denuntiatio”.
Da quanto esposto, emerge che le parti si trovano in due posizioni giuridiche distinte ma strettamente collegate, in quanto, se da un lato il concedente è obbligato a preferire il beneficiario, dall'altro, quest'ultimo gode di un diritto potestativo, potendo influenzare la situazione giuridica del concedente senza che quest'ultimo possa opporsi.
Quanti tipi di prelazione esistono?
Si devono distinguere due tipologie di prelazione, che differiscono per natura ed effetti giuridici.
La prelazione volontaria, si basa su un accordo privato tra le parti e ha natura obbligatoria. Ciò significa che, se la parte che ha la prelazione decide di esercitarla, l'altra che vende o trasferisce il bene è obbligata a rispettare tale scelta. Si rileva comunque la possibilità, ove tutte le parti siano d'accordo, di poterla stipulare in modo diverso, giusta autonomia contrattuale in questo senso.
Questo tipo di prelazione è in genere utilizzata in contesti come contratti di compravendita, partnership o in situazioni familiari.
La prelazione legale è invece prevista dalla legge in casi ben determinati (tipicità della fattispecie) e ha efficacia reale. Questo significa che il diritto si trasferisce automaticamente con il bene, indipendentemente dalla volontà delle parti, senza alcuna possibilità di modifica pattizia. Un esempio comune di prelazione legale è quello previsto in ambito di successioni, ove i coeredi hanno sempre diritto di prelazione nel caso si decida di procedere alla vendita dei beni presenti in un asse ereditario.
Cosa deve contenere la comunicazione?
Il titolare del diritto di prelazione può e deve esercitare il proprio diritto nel momento in cui riceve la denuntiatio dalla controparte.
Quest'ultima costituisce infatti una vera e propria proposta contrattuale che, in quanto tale, deve contenere tutta una serie di requisiti tra cui:
- l’oggetto del contratto;
- il prezzo;
- un congruo termine (ad esempio, 30 o 60 giorni) entro cui il prelazionario deve decidere se esercitare o meno il suo diritto.
Come si esercita la prelazione?
Nel termine stabilito per l'esercizio del diritto di prelazione, che può essere più o meno lungo a seconda che si tratti di prelazione volontaria o legale, il beneficiario si trova di fronte a una scelta. Gli scenari che possono presentarsi sono vari e dipendono dall'azione intrapresa dal prelazionario.
Se il prelazionario decide di esercitare il suo diritto di prelazione, il contratto sarà formalizzato con quest'ultimo. Tuttavia, se il prelazionario non esercita tale diritto, il concedente sarà libero di stipulare il contratto con un terzo estraneo. È importante sottolineare che, nel caso in cui né il prelazionario eserciti il suo diritto né il concedente concluda un contratto, il diritto di prelazione rimane sempre valido, a meno che non venga espressamente rinunciato. In tal caso, per procedere con la stipula di un nuovo contratto, sarà comunque necessario procedere ad effettuare una nuova comunicazione.