Il danno morale, conseguente ad eventi lesivi quali sinistri stradali, prestazioni sanitarie errate e, in generale, a tutte le fattispecie di danno imputabili a soggetti responsabili civilmente e penalmente, non è disciplinato da alcuna norma del codice civile, fatta eccezione per l’art. 2059 c.c.., in base al quale esso deve essere risarcito solo nei casi previsti dalla legge, cioè quando può collegarsi ad eventi lesivi penalmente rilevanti.
Giurisprudenza
I principi in materia, in particolare per quel che riguarda l’accertamento e la liquidazione del danno morale, sono stati pertanto elaborati dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione, le cui pronunce hanno dato luogo a interpretazioni non sempre univoche. Per tale ragione, con la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione n. 26972 del 2008 è stata fatta chiarezza innanzitutto sulla distinzione tra danno biologico e danno morale, quest’ultimo quale voce di danno distinta dalla prima. Se ne è occupata di recente la Suprema Corte, con l’ordinanza n. 9006 del 21.3.2022, in cui sono stati riferiti i precedenti giurisprudenziali, a partire dalla pronunzia della Corte Costituzionale n. 235 del 2014 e dell'entrata in vigore della L. n. 124 del 2017 (che all'art. 1, comma 17, ha modificato gli artt. 138 e 139 Cod. ass. ).
Codice delle Assicurazioni
Da allora, infatti, il giudice del merito è tenuto a valutare sia le conseguenze subite dal danneggiato nella sua sfera morale, sia quelle incidenti sul piano dinamico-relazionale della sua vita, che si espandono nei rapporti del soggetto con la realtà esterna, con tutto ciò che, in altri termini, costituisce "altro da sé". Secondo la Cassazione, in tema di danno non patrimoniale da lesione della salute non costituisce duplicazione risarcitoria la congiunta attribuzione del risarcimento del danno biologico, quale pregiudizio che esplica incidenza sulla vita quotidiana e sulle attività dinamico-relazionali del soggetto, e di un'ulteriore somma a titolo di ristoro del pregiudizio rappresentato dal danno morale, quale sofferenza interiore su specie di dolore dell'animo, vergogna, disistima di sé, paura, disperazione.
Personalizzazione del danno biologico
La Corte rileva che la riforma del C.d.A. del 2017 ha consentito la personalizzazione del danno biologico, di cui all’art. 138, n. 3 nuovo testo c.d.a.: «qualora la menomazione accertata incida in maniera rilevante su specifici aspetti dinamico-relazionali personali documentati e obiettivamente accertati, l'ammontare del risarcimento del danno, calcolato secondo quanto previsto dalla tabella unica nazionale [...] può essere aumentato dal giudice, con equo e motivato apprezzamento delle condizioni soggettive del danneggiato, fino al 30%». Sempre l’art. 138, punto 2 lettera a) definisce il danno biologico quale «lesione temporanea o permanente all'integrità psico-fisica della persona suscettibile di accertamento medico-legale, che esplica un'incidenza negativa sulle attività quotidiane e sugli aspetti dinamico-relazionali della vita del danneggiato».
Danno morale liquidabile autonomamente
Quanto al danno morale - ove dedotto e provato - esso deve formare oggetto di separata valutazione e autonoma liquidazione, giusta il disposto di cui all'art. 138, punto 2 lettera e), nuovo testo C.d.A., in base al quale «al fine di considerare la componente morale da lesione dell'integrità fisica, la quota corrispondente al danno biologico [...] è incrementata in via progressiva e per punto, individuando la percentuale di aumento di tali valori per la personalizzazione complessiva della liquidazione». Dalle predette disposizioni si ricava il principio, affermato dalla giurisprudenza della Cassazione, dell'autonomia del danno morale rispetto al danno biologico, con l’ulteriore rilievo che il danno morale non è suscettibile di accertamento medico-legale sostanziandosi nella rappresentazione di uno stato d'animo di sofferenza interiore del tutto prescindente dalle vicende dinamico-relazionali della vita del danneggiato.