Lo stato di necessità civile, a differenza di quello penale, è disciplinato dall'art. 2045 c.c., il quale sancisce che quando un fatto illecito è stato cagionato dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona e il pericolo non è stato da lui volontariamente causato né era altrimenti evitabile, al danneggiato è dovuta un'indennità, la cui misura è rimessa all'equo apprezzamento del giudice.
Il concetto di stato di necessità si riferisce pertanto ad una situazione di emergenza in cui è necessario agire al di fuori delle normali regole giuridiche per salvaguardare la salute, la vita o la sicurezza propria o di altre persone o, più in generale, al fine di evitare danni maggiori o gravi perdite. In questo caso, l'azione compiuta è considerata lecita anche se violativa di norme civili: si esclude quindi quella che è definita come “antigiuridicità” del fatto.
I casi sono i più disomogenei, dal chirurgo che per salvare la vita durante un intervento urgente non adotta le normali cautele alla manovra di fortuna eseguita in auto per evitare un pericolo. Naturalmente l'azione deve essere sempre proporzionata alla situazione di emergenza.
Quando si può invocare lo stato di necessità?
Si ha il riconoscimento dello stato di necessità ove un soggetto si trovi di fronte ai seguenti presupposti essenziali:
- un danno grave alla persona,
- che il fatto dannoso tuteli un diritto inviolabile di un singolo o di una collettività,
- un pericolo “attuale”, quindi non deve essere passato o ipotetico futuro,
- che sussista una proporzione tra l'atto commesso per necessità ed il danno cagionato,
- il pericolo non deve essere stato volontariamente cagionato,
- la situazione di pericolo dovrà essere sempre imprevedibile e/o imprevista.
In tale prospettiva occorre evidenziare che ogni qual volta sussista un qualche grado di colpa (o dolo) anche lieve da parte dell'autore del danno, questa escluderà lo stato di necessità.
Cosa tutela lo stato di necessità?
L'analisi delle strette maglie entro le quali opera l'istituto dello stato di necessità delimita quello che è il bene giuridico tutelato dalla norma, la salvaguardia della vita.
In primo luogo il fatto dannoso deve essere causato solo ed esclusivamente per esigenze di incolumità propria o altrui.
In questo caso si può ravvisare una rilevante differenza ad esempio rispetto alla legittima difesa, disciplinata al precedente art. 2044 c.c. che risulta invocabile anche per tutelare altri diritti come ad esempio la proprietà.
In cosa consiste il riconoscimento dell'indennità?
Come anticipato la norma impone il riconoscimento di un'indennità economica (non quindi un risarcimento che invece non può prescindere dall'accertamento di una qualsivoglia responsabilità). Al danneggiante spetta di dimostrare il pericolo attuale di danno grave mentre al danneggiato compete l'eccezione circa la non sussistenza delle circostanze sopra indicate.
Il versamento di un indennizzo è pertanto collegato alla verifica di un fatto danno la cui prova incombe sul danneggiato.
Come viene calcolato l'indennizzo?
La valutazione degli importi dell'indennizzo è rimessa in via esclusiva al Giudice di merito che secondo il suo equo apprezzamento dovrà stabilire una somma adeguata e congrua rispetto al danno effettivamente subito.
A tal proposito si rileva che la determinazione dell'importo è solo ed esclusivamente rimessa al Tribunale per quanto concerne il quantum e non invece l'esistenza stessa che è sempre a carico esclusivo di colui che intende valersi dello stato di necessita.