La responsabilità civile verso terzi garantisce il risarcimento causato da condotte o eventi imputabili a chi ha obbligo di controllo sulla cosa che cagiona il danno. In questo senso, sussistono molte ed eterogenee categorie riferibili a queste situazioni fattuali (dalla tegola del condominio che cade su un passante alla caduta su un tombino aperto), tutte ipotesi in cui il danneggiato può anche essere corresponsabile.
La giurisprudenza, con l’ordinanza della Corte di Cassazione del 16 ottobre 2024, n. 26895, ha recentemente ribadito questo principio.
In tale decisione, i giudici hanno infatti chiarito la necessità di valutare con attenzione le circostanze di ogni caso, per applicare correttamente le norme e determinare un risarcimento equo. Il comportamento colposo del danneggiato, anche se non eccezionale o imprevedibile, può infatti sempre contribuire alla causazione del danno, diminuendo così l'entità dell'eventuale risarcimento.
I principi della responsabilità derivante da cosa in custodia
L'art. 2051 c.c. prevede una forma di responsabilità oggettiva, per cui il custode di una cosa è tenuto a risarcire i danni causati dalla res, salvo che provi il caso fortuito. Questa norma è particolarmente rilevante nei casi in cui un soggetto subisce danni da beni o strutture di proprietà altrui.
La responsabilità del custode o del proprietario, spesso le figure coincidono, si fonda sull'obbligo di vigilare e di prevenire situazioni di pericolo.
Il caso esaminato e il concetto di condotta colposa del danneggiato
Il danneggiato, nel caso oggetto della pronuncia giurisdizionale - all'epoca dei fatti minorenne - era caduto per una sconnessione sul marciapiede, riportando alcune lesioni. I genitori, quali esercenti la potestà genitoriale, avevano quindi agito in giudizio contro il comune e il costruttore del complesso edilizio in cui si trovava il marciapiede, chiedendo un indennizzo. In primo grado, la domanda era stata rigettata, mentre in appello, con un sostanziale ribaltamento, il costruttore era stato condannato a risarcire l'80% del danno. Il convenuto ricorreva per Cassazione sostenendo che la responsabilità del Comune non era stata adeguatamente valutata e che il comportamento del danneggiato doveva essere:
- considerato come una concausa efficiente del danno;
- concentrato sulla sua negligenza o imprudenza, senza dover ricorrere a criteri di eccezionalità o imprevedibilità.
Cos'è il principio della “compensatio lucri cum damno”?
La sentenza in esame richiama implicitamente il principio della “compensatio lucri cum damno”, secondo cui l'indennizzo o il risarcimento non può mai superare il danno effettivo subito dovendo, in ogni caso, tenere conto anche dei vantaggi che il danneggiato potrebbe aver ricavato dall'evento dannoso. Sebbene questo principio si applichi più frequentemente in materia assicurativa, esso trova una certa rilevanza anche nella valutazione della corresponsabilità del danneggiato, in quanto - come avremo modo di verificare - un comportamento imprudente o negligente del soggetto leso può ridurre proporzionalmente il quantum dovuto.
La decisione della Corte di Cassazione
Con l’ordinanza del 16 ottobre 2024, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del costruttore, affermando che il giudice d’appello aveva erroneamente ritenuto necessaria, per escludere la responsabilità del custode, la prova che il comportamento del danneggiato fosse eccezionale.
La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte d’appello in diversa composizione per una nuova valutazione del caso, stabilendo il principio di diritto secondo cui, in tema di responsabilità per cosa in custodia, ai fini della verifica del contributo causale o concausale del danneggiato nella verificazione dell'evento dannoso, è sufficiente che la condotta tenuta da costui abbia carattere colposo, non richiedendosi che essa si presenti come autonoma, imprevedibile e inevitabile.