Cosa si può fare per opporsi ad un pignoramento presso terzi?

bilancia su un tavolo in aula di giustizia

Opporsi ad un pignoramento presso terzi richiede una valutazione accurata della propria situazione economica e delle varie possibilità di intervento. La via stragiudiziale, quando praticabile, è spesso preferibile per la rapidità e i costi contenuti. Tuttavia, in mancanza di accordo, il ricorso agli strumenti di opposizione classici (opposizione all'esecuzione o agli atti esecutivi) e/o alle procedure di sovraindebitamento può rappresentare una valida alternativa per salvaguardare, per quanto possibile, il proprio patrimonio.

Cos'è un pignoramento presso terzi?

Il pignoramento presso terzi è una procedura esecutiva disciplinata dagli artt. 543 ss. c.p.c., attraverso la quale un creditore agisce direttamente sui crediti o beni di proprietà del debitore detenuti da un terzo soggetto.

Il terzo destinatario dell'atto di pignoramento è obbligato per legge a collaborare all'esecuzione, trasmettendo tempestivamente anche a mezzo pec al procuratore del creditore la cosiddetta “dichiarazione”. In questo documento, quest'ultimo dovrà confermare o negare l’esistenza delle somme o dei beni indicati nell’atto di pignoramento.

Se la dichiarazione conferma la presenza delle somme, il creditore procederà con l’iscrizione a ruolo della causa e, solo successivamente, si terrà un’udienza davanti al giudice dell’esecuzione, il quale, in assenza di opposizioni, potrà disporre l’assegnazione diretta delle somme immediatamente esigibili, come avviene nel più frequente caso di pignoramento presso il datore di lavoro o di conti correnti bancari.

Come e perché trovare un accordo con il creditore

Uno dei modi più efficaci per evitare il pignoramento è cercare di concludere un accordo stragiudiziale dopo (ma anche prima) la notifica del precetto.

Il saldo e stralcio con o senza rateizzazioni, in particolare, rappresenta una soluzione ampiamente utilizzata. In quest'ultimo caso, il debitore versa una somma concordata come saldo dell’importo dovuto, ottenendo la cancellazione del debito residuo. Questa modalità può essere vantaggiosa per entrambe le parti in quanto, da un lato, il debitore riduce l’esposizione debitoria, evitando ulteriori conseguenze e, dall'altro, il creditore recupera del tutto o in parte quanto ad esso spettante,senza dover affrontare i costi e i rischi associati ad ogni contenzioso in tribunale.

Opposizioni giudiziali al pignoramento

Ove per un motivo o per un altro la strada della risoluzione stragiudiziale non sia percorribile, occorre verificare se sussistono validi motivi a carattere giudiziale per potersi opporre.

Le opposizioni disciplinate dal codice di rito sono:

  • all’esecuzione (art. 615 c.p.c.): in questo caso si contesta proprio il diritto del creditore di procedere al pignoramento, ad esempio dimostrando l’invalidità del titolo esecutivo o l’impignorabilità delle somme (come assegni di mantenimento o stipendi al di sotto del minimo vitale);
  • agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.): questo caso riguarda i vizi formali della procedura, come la mancata o errata notifica degli atti.

La prima può essere presentata sino al momento in cui non sia stata disposta la vendita o l'assegnazione, mentre la seconda deve essere promossa, a pena di decadenza, entro 20 giorni dalla notifica dell’atto che si assume esser viziato.

Le soluzioni del codice della crisi

Se nessuna delle soluzioni presentate rientra nei casi citati, ecco che il debitore può ricorrere alle procedure previste dal Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza. Tra queste, il piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore o la liquidazione controllata del patrimonio consentono, tramite un organismo di composizione della crisi e con o senza un avvocato, di presentare al Tribunale un ricorso per ridurre l’esposizione debitoria e sospendere le esecuzioni in corso.

Entrambe le procedure offrono una risoluzione concreta per i soggetti non fallibili, garantendo medio tempore al debitore un nuovo equilibrio finanziario ma, soprattutto, la possibilità di recuperare la propria stabilità economica al termine della procedura. In sostanza, una second chance. Si rileva che, in ogni caso, l’accesso a questo processo è subordinato al rispetto di determinati requisiti.

pubblicato il 19/12/2024

A cura di: Luca Giovacchini

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