Criptovalute: le novità sulla tassazione dal 2026

sede della banca d'italia

Con la Legge di bilancio 2025, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale lo scorso 31 dicembre, si dettano nuove regole sul fronte della tassazione e della rivalutazione delle criptovalute.

A partire dal primo gennaio 2026, infatti, l’imposta sostitutiva sulle plusvalenze e sugli altri redditi derivanti da rimborso, cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione di cripto-attività, passerà dal 26% al 33%. Un dato che porta l'Italia ancora più distante dagli altri Paesi europei, dove la media dei tassi si aggira intorno al 20%.

Criptovalute: stop alla no-tax area

Per l’anno fiscale 2025 è stata invece confermata l’aliquota per le criptovalute al 26%. Oggi il Governo permette di rivalutare il costo di acquisto delle criptovalute, applicando un’imposta sostitutiva del 18%.

Una strada percorribile per chi è in possesso di criptovalute che presentano ora un valore più alto rispetto al prezzo di acquisto iniziale. È possibile così aggiornare il costo di acquisto della cripto-attività e ottenere il valore esistente da gennaio 2025, versando un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi pari al 18%.

La nuova normativa prevede ancora che tutte le plusvalenze da criptovalute vengano tassate al di là dell’importo. A partire dal primo gennaio scorso, è stata infatti cancellata la soglia di non imponibilità di 2.000 euro finora vigente. Ora anche piccole plusvalenze sono soggette all'imposta sostitutiva del 26%.

Cosa sono le criptovalute e come funzionano?

A fornire una definizione delle valute virtuali, note come criptovalute, è la Banca d’Italia che le definisce quali rappresentazioni digitali di valore, utilizzate come mezzo di scambio o detenute a scopo di investimento, che possono essere trasferite, negoziate o archiviate elettronicamente. Se in passato le valute digitali avevano un impatto limitato nel sistema economico, oggi invece iniziano a farsi maggiore spazio.

Le criptovalute funzionano tramite una tecnologia meglio nota come blockchain. Tutte le informazioni dello scambio vengono salvate all’interno di blocchi crittografici, che permettono di ricostruire e di verificare le transazioni effettuate con la valuta virtuale. Le criptovalute non vanno confuse con i sistemi di pagamento elettronici. È possibile gestire tale attività mediante portafogli virtuali, noti anche come e-wallet.

Alcuni esempi di criptovaluta sono il Bitcoin, LiteCoin, Ripple, Ethereum, Cardano, Tron e la più recente meme-coin di TrumpIl loro valore – sottolinea la Banca Centrale Europea – è volatile. Se con il denaro di cui disponiamo abbiamo la certezza che domani o tra un anno sarà possibile ottenere all'incirca la stessa quantità di beni e servizi che è possibile acquistare oggi, con i bitcoin, invece, si ha maggiore instabilità. Il loro valore può salire alle stelle e precipitare drasticamente nel giro di pochi giorni.

Criptovalute: occhio alle truffe e ai furti

Con la Direttiva Ue 2018/843 del Parlamento Europeo sono state riconosciute ufficialmente le criptovalute, ma è bene sapere che non è compito delle banche centrali controllare la circolazione delle cripto-attività e che, dunque, è importante tenere sempre gli occhi ben aperti per evitare di cadere in truffe quando si acquistano queste valute virtuali.

La BCE mette infatti in allarme i contribuenti sul possibile rischio di furto di bitcoin da parte degli hacker: “Se ciò accade non sei assistito da tutele legali”.

pubblicato il 24/01/2025

A cura di: Tiziana Casciaro

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